Alcune rivoluzioni cominciano nel fragore, col chiasso delle armi e dei proclami di vittoria e cambiamento; altre invece procedono nel silenzio, un sussurro più letale della spada. Questa particolare rivoluzione d’altra parte ha inizio con un... licenziamento.
Ci troviamo al Cremlino, dove il direttore del F.S.B. Alexei Vazhin sta esaminando con molta attenzione alcuni file, con maniacalità quasi, come se da ciò dipendesse la sua vita. Forse perché la sua vita è andata in pezzi: così come è andato in frantumi il suo sogno di radunare in una sola squadra tutti gli eroi della Russia e anche qualche ex supercriminale. Per la migliore formazione che si sia mai vista della Guardia d’Inverno… il tutto sotto la sua supervisione, chiaramente.
Ma si sa che il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Nemmeno l’uomo che sa tutto poteva prevedere il fattore imprevedibile di Dormammu, che all’inizio ha plagiato chi più chi meno ogni componente del gruppo, e alla fine ha preso possesso di uno di loro, creando ancora più caos. Forse però è stata la tremenda battaglia contro i 23 supersoldati, l’Esercito dei Red, che col tempo ha creato senza che lo si immaginasse un vero dissidio. Per tacere poi di Ultron e del Soldato d’Inverno…
Col tempo, il tocco letale del Temuto e del non meno devastante Igor Stalyenko ha sortito i suoi effetti: Stella Nera e Vanguard si sono allontanati per breve tempo dalla Russia, Vazhin nemmeno ha idea di dove (e questo lo spazientisce); il Guardiano d’Acciaio, dopo essere rimasto ferito in azione, è scomparso senza dare spiegazioni e accampando la scusa di un segreto di stato, peccato che Vazhin li conosca tutti (come sa che ora si trova in missione negli Stati Uniti); Perun e Fantasma sono in congedo illimitato; Powersurge è in una struttura di contenimento, non conoscerà mai più il significato della parola libertà; Tigre Siberiana è disperso in azione; Dinamo Cremisi… sì, questa è davvero una storia tragica; Vostok è ora un vero e proprio computer senziente, rifiuta qualsiasi missione poiché reputa insensato l’uso della violenza in ogni sua forma.
Tuttavia Alexei Vazhin non è uomo da gettare la spugna così rapidamente. Due giorni prima, come usciti dal nulla, Stella Nera e Vanguard hanno fatto il loro ritorno: li ha subito aggregati all’unico altro componente superstite della Guardia d’Inverno e ad un nuovo ingresso… se così lo si può definire. Inoltre c’è il suo asso nella manica, da usare solo in casi di estrema necessità. Sì, col tempo forse Alexei Vazhin riuscirebbe a far riemergere il suo sogno dalle macerie. Ma il tempo per lui è scaduto.

LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE - PARTE 1
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

Mosca. 24 ottobre.

“Buon pomeriggio, compagno Vazhin”.
Alexei deve fare del suo meglio per non girarsi di soprassalto, è stato colto di sorpresa. In tutti questi anni di servizio, e sono tanti, solo Wolverine è riuscito a coglierlo di sorpresa.
Vi abbiamo già accennato come Vazhin non sopporti l’essere all’oscuro di una cosa. Quindi provate a immaginare quanto debba essere frustrante per lui porre la più classica delle domande:”Lei chi è?”.
L’uomo, un giovane sui trent’anni, vestito in maniera impeccabile, coi capelli lisci e un fisico asciutto, si fa avanti. “Giusto, le presentazioni. Mi chiamo Vladimir Menikov e sono… il suo successore”.
Sì, molto frustrante. “Non capisco”.
“Sarò più diretto, allora. Lei è stato, esattamente un’ora fa, destituito dal suo incarico e messo in congedo forzato. Da questo momento in avanti sarò io a portare avanti i suoi compiti e tenere i contatti col governo. Il congedo è immediato e quindi devo chiederle di lasciare in maniera altrettanto immediata questo edificio”.
Vazhin non è tipo da perdere la calma e non accadrà neanche stavolta. Però, alzandosi dalla sua postazione, non può fare a meno di esclamare. “Non finisce qui, Menikov”.
“Oh, questo è proprio quello che speravo di sentire”. Se prima la voce dell’uomo era tranquilla, adesso non si preoccupa di nascondere la sua gioia. “Faccia le sue indagini, vada a piangere sulla spalla del suo amico Brevlov. Io la esorto a fare questo. Perché alla fine scoprirà una sola cosa: che tutto questo è avvenuto secondo procedura, e sotto il suo naso. Anzi, scoprirà anche un’altra cosa: che lei, Vazhin, è una reliquia del passato e porta con sé idee antiquate. Alla Russia ora servono uomini nuovi, con idee nuove. Io sono uno di questi uomini”.
Vazhin non si preoccupa di guardare in faccia Menikov mentre pronuncia il suo discorso trionfale e si allontana. L’uomo si concede un disteso sorriso, prima di prendere il suo cellulare. “Sì, Dimitri, la sostituzione è appena divenuta operativa. Puoi andare a prendere la nostra prima recluta”.

Siberia Occidentale. 25 ottobre.

Per le distese innevate di questa regione si aggira un quartetto originale. Il primo è un orso, molto grande, ma le espressioni del volto tradiscono la sua natura umana: lui è Mikhail Ursus, un nome un po’ originale per un eroe che ha dato tutto sé stesso e anche la sua umanità come Ursa Major; dietro di lui ci sono due fratelli, Laynia Petrovna e Nikolai Krylenko, alias Stella Nera e Vanguard, di nuovo insieme dopo una breve separazione. Tuttavia davanti a loro tre c’è quella che forse Menikov definirebbe una reliquia del passato: una nuova incarnazione del Guardiano Rosso, l’eroe patriottico per eccellenza.
“Tu hai idea di chi sia, Laynia?” chiede Vanguard “Non parla molto… e un po’ mi inquieta”.
Stella Nera si limita a scuotere la testa.
Improvvisamente il Guardiano Rosso si ferma e lancia uno sguardo dietro di sé. Si pone davanti a Vanguard e gli dice:”Se hai così tante curiosità su di me, non nasconderti dietro le spalle di tua sorella e parla ad alta voce”.
Nikolai rimane sorpreso dal tono arrogante dell’uomo. “Sono stato al fianco di molti Guardiani in questi ultimi anni” afferma “Rossi, d’acciaio… eppure non mi sembra di riconoscerti. Anche se hai qualcosa di vagamente familiare. Sei un altro dei misteri di Vazhin? Tu sai chi siamo, perché noi non dovremmo sapere altrettanto?”.
“Perché siamo compagni di squadra e non amici” risponde con sicurezza il Guardiano Rosso “Condividiamo le missioni, non le confidenze. Se la tua mente è impegnata solo a capire chi sono, allora non sei adatto a questa missione”.
Vanguard sta per scattare, ma Stella Nera gli mette un braccio davanti e lo ferma. “Era solo semplice curiosità, Guardiano. Dopo quello che abbiamo fatto per questo paese, penso ci meritiamo un po’ di fiducia”.
“Quello che so io è di chi siete figli. Nessuno può scegliere il proprio padre… ma ai miei occhi dovete ancora lavorare molto per essere considerati eroi di questo paese. Ursa Major, vuoi ricordare loro il motivo per cui siamo qui?”. Mikhail Ursus non risponde subito. “Ti ho dato un ordine, maggiore”.
Più per il desiderio di cercare di placare gli animi, che per la voglia di seguire la direttiva appena impartita, Ursa Major risponde:”Negli ultimi giorni in questa zona si è verificata una intensa attività Esp, secondo la sede russa dello SHIELD. In questa stessa zona alcuni mesi fa abbiamo combattuto contro l’Esercito dei Red, la loro base distrutta è ad un paio di chilometri da qui. Vazhin ritiene che le due cose siano collegate”.
“Vazhin ha dimenticato di dirci, e lo ha fatto per sua precisa volontà” afferma il Guardiano Rosso “Che l’attività Esp è quasi certamente opera di una donna di nome Elena Ivanova, la quale si sospetta sia stata in combutta con Igor Stalyenko durante il suo fallito colpo di stato. In quanto tale, Elena Ivanova, figlia a sua volta del disertore Marko Ivanov, è da considerarsi estremamente pericolosa. Sono ammesse misure estreme. Ho voluto condividere questo con voi in nome di quella fiducia a cui Stella Nera tiene così tanto”.
“E come sei venuto a sapere di questo, se Vazhin lo ha voluto tenere nascosto?”.
“Io sono il campione del popolo”. Una risposta che in realtà non spiega nulla, ma il Guardiano Rosso non è in vena di ulteriori spiegazioni.
Il che è un bene poiché subito dopo avverte un rumore alle sue spalle. Un rumore sinistro e letale, emesso da qualcuno che non ha in mente buone intenzioni. “Attenti!”.
Lo spaventoso raggio di energia che viene lanciato contro di loro un secondo dopo viene parato da uno scudo di Forza Oscura creato da Stella Nera.
Vanguard si piazza davanti a lei, incrociando le sue staffe. “Abbassa lo scudo, sorella. Rispedirò questo attacco al…”.
Prima che possa concludere la frase, Laynia fa quanto le è stato detto, ma è già troppo tardi. Il nuovo Unicorno ha già capito l’inutilità delle sue azioni e si è fatto da parte. Anche perché ora al suo fianco ha alcuni alleati. Ed il classico fantasma uscito dalla tomba.

Prigione federale di Volvograd.

Ecco due parole che Valentin Shatalov credeva non avrebbe udito mai più. “Sei libero”. Soprattutto perché provengono da una persona a cui un tempo ha rovinato la vita, Dimitri Bukharin.
La curiosità di Shatalov vorrebbe porre alcune domande, tuttavia decide di non far aspettare Bukharin. Uscito dalla cella, e di nuovo in abiti civili, e solo quando le porte del carcere si sono chiuse in modo definitivo alle sue spalle, Shatalov alla fine una domanda la pone. “Mi stai portando in un’altra struttura di detenzione, Bukharin?”.
“In questo caso avresti le manette ai polsi e io avrei con me una scorta militare” risponde l’uomo “Sei stato graziato dal Primo Ministro: la nazione ha ancora bisogno di te”.
Shatalov sinceramente non capisce. “Avevo sentito che eri tornato ad essere la Dinamo Cremisi”.
“Scordati di riottenere quel titolo, Shatalov. Scordiamocelo entrambi: né io né te saremo più la Dinamo Cremisi. Adesso, per il bene della madrepatria, tu sei Airstrike”.

Siberia Occidentale.

Diversamente dagli Stati Uniti, la Russia non ha altrettanti metaumani o mutanti pur potendo vantare un territorio ampio. Decisamente strano, o forse no. C’è da dire che ogni mutante è stato sistematicamente eliminato dai tempi di Stalin, salvo alcune fortunate eccezioni, e lo stesso destino è capitato ad alcuni superesseri… tranne 24 di loro. 24 supersoldati voluti dall’uomo d’acciaio, con la u e la a minuscola. L’Esercito dei Red. La Guardia d’Inverno, in una precedente incarnazione, li ha affrontati e incredibilmente sconfitti. Ora la nuova formazione ne ha due davanti ai propri occhi: Alpha e Zeta, l’inizio e la fine. Ma non sono le uniche persone al fianco dell’Unicorno. C’è un loro ex compagno di squadra, Tigre Siberiana, dichiarato dispero per svariati mesi e che dallo sguardo sembra non riconoscere i suoi amici. Infine c’è un fantasma del passato.
“Gremlin?” esclama stupita Stella Nera “Ma… tu sei morto!”.
La deformità facciale di cui è vittima l’uomo gli impedisce di sorridere e mai come ora si rammarica di questo. “Lo siete stati anche tu e tuo fratello, per quanto ne so. Eppure eccovi qui. Inoltre sono uno degli uomini più intelligenti del pianeta, Laynia Petrovna. Pensi che non sia in grado di fingere la mia morte… e di renderla credibile?”.
“Allora perché lo hai fatto?” chiede Vanguard “E perché non ci hai mai contattato? Pensavo fossimo amici”.
“Amici? Occasionali alleati, al più!” ribatte con sprezzo Gremlin “Non potrei mai essere amico di una persona così idiota da non capire le mie motivazioni. Da andare contro ciò in cui credo”.
“So solo che hai commesso atti criminali e ti sei alleato con dei nemici dello Stato” interviene il Guardiano Rosso “E per questo sei in arresto”.
Ancora una volta Gremlin si rammarica di non poter sorridere… o scoppiare a ridere in faccia al cosiddetto campione della patria. “Sì, parliamo di questo Stato. Parliamo di questo Stato che lasciò morire mio padre e poi lo classificò come un traditore, lasciando la mia famiglia in disgrazia. Quello Stato che non alzò un dito per aiutarmi e contro cui mi ribellai. Poi incontrai Stella Nera, Vanguard e Ursa Major e scioccamente cambiai strategia”.
Gremlin non ha desiderio di spiegare tutto il suo passato e smette di parlare. Basti solo sapere che ad un certo punto vide il suo agire come terribilmente errato e, fingendo la sua morte, si ritirò in solitudine in queste montagne innevate per poter riflettere. Ma il rimorso continuava a tormentarlo, sentiva che se non avesse fatto nulla avrebbe commesso un errore ancora più grande. Sfruttando la sua incredibile intelligenza e alcuni file segreti di cui era venuto a conoscenza durante il breve periodo in cui aveva adottato l’identità di Titanium, scoprì l’ubicazione dei 22 supersoldati russi ancora tenuti in ibernazione e fece sì di far pervenire questa informazione a Igor Stalyenko. Sapeva che lui li avrebbe usati per distruggere quella patria che Gremlin odia così tanto, ma la Guardia d’Inverno lo ha privato di questo piacere. Sottrarre loro Tigre Siberiana, fingendo di essere una sorta di spirito della natura, è stato un trionfo insignificante. Adesso vuole di più.
“Quindi hai ritrovato due dei supersoldati russi” continua Ursa Major “Hai portato al tuo fianco altri tuoi alleati… e ora?”.
“Maggiore Mikhail Ursus” dice Gremlin, come se non avesse sentito una sua parola “Maggiore… lo sei da molto tempo, vero? Quante volte hai chiesto una promozione? Quando eravamo alleati almeno due volte e ti è stata negata, la motivazione è che la patria aveva ancora bisogno di te, ma il premio per il tuo fedele servizio non sarebbe tardato ad arrivare. Sono passati altri anni: tu sei ancora un maggiore, la promozione ti sarà stata negata altre volte, e ora sei anche bloccato nella tua forma animale. Dimmi, perché combatti ancora in nome dello Stato?”.
“Non voglio più sentire…” inizia il Guardiano Rosso.
“E voi due?” continua Gremlin rivolgendosi a Stella Nera e Vanguard “Vostro padre è stato ostracizzato. Per molto tempo siete stati perseguitati. Siete morti. Avete sofferto. Qualcuno vi ha mai detto grazie? Ditemi, perché combattete ancora in nome dello Stato?”.
“Io…”. Il Guardiano Rosso è destinato a non terminare una frase.
“E tu chi sei? Il redivivo Lebedev, il primo Guardiano Rosso? Granov? Djurdjevic? Shostakov? Petkus? Granitsky… ah no, lui è stato ucciso dal Soldato d’Inverno. Quante persone hanno indossato quel costume, quante sono morte per niente. Dimmi, perché…”.
Il Guardiano Rosso non resiste alla tentazione di zittirlo:”Perché combatto ancora in nome dello Stato? Perché credo in quello che faccio. Come ci credono tutti loro”. Le parole dell’eroe toccano qualche corda in Laynia e Nikolai, Mikhail invece non pare condividere il loro entusiasmo. “Perché noi siamo degli eroi, a differenza di tutti voi. E ora…”.
Improvvisamente, come ad un tacito ordine mentale, Tigre Siberiana, l’Unicorno, Alpha e Zeta Red attaccano. Però accade qualcosa di inaspettato. Mentre sono a metà strada, mentre la Guardia d’Inverno si è già piazzata in posizione di difesa, qualcuno cala dall’alto ponendosi tra le due fazioni contendenti. Un colosso, un gigante di giada. Emil Blonsky, Abominio.

Laboratorio sotterraneo del Cremlino.

Il Dr. Vladimir Orekhov da due settimane crede nei miracoli. Ci crede da quando, senza alcun preavviso, gli è stata data la grazia presidenziale per tutti i crimini da lui commessi negli scorsi anni. Ci crede ancora di più ora, davanti a macchinari che sembrano usciti da uno di quegli strani fumetti americani che suo fratello leggeva da piccolo, con tutti quei crackle piazzati a suo dire senza alcuno scopo. Si trova qui da una settimana, le persone che ha incontrato, gli è stato subito chiaro, erano solo di facciata. Il loro vero capo era un altro. Eppure le indicazioni che gli sono state date erano chiare. Doveva rintracciare una precisa firma energetica. E quando ha annunciato che era sul punto di riuscirci, il vero capo si è infine mostrato.
“La nazione la ringrazia per il suo contributo, Dr. Orekhov” dice Vladimir Menikov “E io da parte mia spero che voglia ancora collaborare con noi. Tornare ad una vita criminale, con quegli altri suoi strani alleati… non le gioverebbe”. Il tono è cordiale, sincero, eppure la minaccia insita in quelle parole riesce a mettergli paura. E sì che lui ha affrontato i Vendicatori senza ripensamenti.
“Questa traccia energetica…” inizia Orekhov “È strana, diversa da ogni altra che io abbia esaminato quando… ero uno scienziato”.
“Quella traccia energetica è una persona” rivela Menikov “O forse sarebbe meglio dire che era una persona, nemmeno io ne sono certo. Per quello che ne so, appena uscita da quel portale potrebbe uccidere me e lei… affascinante, non trova?”.
I Vendicatori, la Vedova Nera… questo li batte tutti come spietatezza. E non ha superpoteri, questo è l’ultimo pensiero di Orekhov prima che il familiare crackle si attivi. Un portale presente al centro della stanza si anima, uno strano liquido nero lo ricopre interamente. Poi il silenzio. Sembra non dover succedere nient’altro quando all’improvviso il liquido si ritrae, ma non scompare. Assume una diversa forma, una forma umana interamente di colore nero. Però, come se avesse una coscienza, avverte che c’è qualcosa di incompleto. E allora decide di dare delle fattezze umane al suo volto, delle fattezze ritrovate in qualche anfratto di memoria di questo nuovo, vecchio strano essere. Infine crolla al suolo, esausto. O sarebbe meglio dire esausta?
Menikov si siede. “Bentornata tra noi, maggiore Katrina Bulikova. Ho una notizia buona e una cattiva per lei. Quella cattiva è che lei è morta ed è considerata una traditrice della patria. Quella buona è che questa patria ha ancora bisogno di lei”.
La rediviva ex Stella Nera alza lo sguardo.
“Un caffè?” chiede Menikov.

Note: Ben ritrovati su questa serie atipica di MarvelIT, una delle poche che abbia un titolo non derivato da una serie Marvel... un nostro fiore all'occhiello, insomma.
Per me tornare a scrivere The Others e più in generale le avventure della Guardia d'Inverno è una strana sensazione, soprattutto se si considera che vengo da un anno sabbatico durato un triennio (sì, ho ritmi biologici particolari). Ho sempre avuto uno strano affetto per gli eroi russi e le loro insolite vicissitudini descritte da sceneggiatori appartenenti ad una nazione che spesso è stata "nemica" della Russia. Ed evidentemente qualcuno qui coltivava il mio stesso affetto.
Dopo una storia di Lethal Honey (ehi, ma nessuno la continua più?), la Russia diventa uno scenario abituale di MarvelIT dai nr. 4-5 di Marvel Knights scritti da Carlo Monni: ispirandosi alle storie che aveva letto da ragazzo, il nostro affezionato ha scritto una storia in bilico tra passato e futuro per la Vedova Nera e ha introdotto anche un suo personaggio feticcio, il Guardiano d'Acciaio. Premessa: non lo vedrete in questa saga... e penso neanche dopo (anche se con la maledetta trama non si può mai sapere). Il mistero della sua identità si è trascinato fin troppo, fino a renderlo oggi (ai miei occhi) un personaggio non più affascinante come un tempo. Per questo ho riportato in scena il Guardiano Rosso e, giusto per non ricadere nelle vecchie abitudini, la sua identità verrà rivelata al termine di questa saga. Comunque... i nomi elencati da Gremlin li avete riconosciuti tutti, sì?
Ma continuiamo. Dopo una divertente storia di Villains, il nr. 13, gli eroi russi compaiono praticamente al gran completo durante il primo crossover MIT, La Guerra Dei Mondi. Aaaaaahhhh, scusate, un istante di nostalgia. Tanto che ottengono un primo one-shot a loro dedicato, scritto da... dai che indovinate... sì, Carlo Monni! I tempi erano maturi per altri loro exploit. Di cui vi parlerò la prossima volta. Ehi, ho inventato le Note a puntate... quasi quasi vado a brevettarle.
Inutili note di continuity: per ragioni che vi saranno più chiare nel prosieguo della lettura, questa saga è parallela o giù di lì agli eventi di USAgent 1-2 e di poco antecedente Capitan America 50.

Ovviamente... CONTINUA